• La discendenza dei Cossu Fabbri

    Sette generazioni, due secoli di storia



    Andrea Cossu
    , Bortigiadas 1807 - fabbro ferraio

    Sebastiano Cossu, Bortigiadas 1835 - fabbro ferraio

    Andrea Cossu, Bortigiadas 1864 - fabbro ferraio

    Sebastiano Cossu, Santa Maria Coghinas 1896 - 1977 - fabbro ferraio

    Tommaso Cossu, Viddalba 1931 - fabbro ferraio - artigiano dell'alluminio

    Pasquale Andrea Cossu, Viddalba 1944 - fabbro ferraio- artigiano dell'alluminio

    Giovanni Andrea, Viddalba 1973 - artigiano dell'alluminio

  • Ambiente originario

    Le prime tracce del borgo di Bortigiadas risalgono al 1300 e nonostante sia uno dei comuni più antichi del territorio è sempre stato un centro molto piccolo che non ha mai avuto un vero sviluppo. In origine il comune comprendeva un vasto territorio confinante col fiume Coghinas, col comune di Aggius e con quello di Tempio. La posizione delle case sembrano incollate su montagne impervie con vie strette e addossate una all’altra. Come piazze ci sono gli incroci delle strade. Solo recentemente si è costruita una piazza ampia per dare respiro alle feste e agli incontri della popolazione.

    Nel 1700, più che ora, Bortigiadas viveva di agricoltura, pastorizia con qualche artigiano: il muratore, il falegname, il fabbro ferraio. Era compito del fabbro confezionare zappe, roncole, aratri, vomeri e quant’altro serviva per l’agricoltura. Un lavoro durissimo era la confezione e la sistemazione dei ferri per i cavalli e per i buoi impiegati nei lavori dei campi. A un buono e svelto artigiano quest’ultimo lavoro richiedeva ore di attenta applicazione poiché ogni animale aveva i piedi con la propria caratteristica. Fino a metà del 1900 non si aveva a disposizione l’energia elettrica e si lavorava a mano. Il primo lavoro consisteva nel preparare il carbone che non fosse troppo grande ma neppure troppo piccolo. Il tipo di carbone preferito era il carbon fossile. Vicino al braciere era collocato il grande mantice per fornire l’aria e accendere il carbone che copriva il ferro da riscaldare ed essere modellato. Movimentare il mantice era la gioia dei ragazzi che a turno dondolavano su e giù aggrappati a una corda come si usa per suonare le campane. Il fabbro che non aveva a disposizione i ragazzi, doveva aggiungere quest’ultimo servizio al lavoro già tanto duro che gli competeva. Più tardi arrivò la forgia prima manuale e poi elettrica che sostituiva il grande monumento del mantice. Anche questa innovazione richiedeva l’attenzione e il servizio dei ragazzi che permetteva all’artigiano di riposarsi per qualche secondo. Essendo tutta l’economia basata sull’agricoltura e non essendoci ancora mezzi meccanici per lavorare la terra, ma solo animali da traino, si richiedeva una professione di sostegno che fornisse tutti i mezzi per realizzarla. Il fabbro ferraio, appunto.

    Questa era la professione che il signor Andrea Cossu agli inizi del 1800 aveva ereditato dai suoi avi. Non avendo la possibilità di andare oltre nel tempo, facciamo risalire a questo periodo la dinastia dei Cossu Fabbri.

    Gli Antenati

    Il capostipite nacque e visse a Bortigiadas, esercitando la professione in piccole case e nel piazzale dell’ officina senza alcuna pretesa se non quella di soddisfare i clienti e di non far mancare il necessario alla propria famiglia. Nella metà dell’ottocento Sebastiano sposò Stefanina Achenza di Santa Maria Cohinas trasferendosi, questa, a Bortigiadas nel borgo del martito come di consuetudine a quei tempi. La coppia ebbe cinque figli dei quali due morirono in tenera età. I sopravvissuti sono Giovanni Martino, Andrea e Giovanni Maria. Anche Sebastiano morì giovane, lasciando i figli ancora bambini. Andrea andò a vivere col nonno paterno dal quale imparò la professione di fabbro ferraio. In seguito tutta la famiglia si trasferì a Santa Maria Coghinas dai familiari della signora Stefanina. Qui Andrea formò la sua famiglia e impiantò un suo laboratorio, divenendo uno dei fabbri più apprezzati. Come i suoi padri anche Andrea si premura di tramandare la dura attività ai figli Sebastiano e Leonardo. L’utenza del centro di Santa Maria Coghinas divenne pian piano insufficiente per il lavoro dei tre e Sebastiano e Leonardo dovettero cercare altrove il lavoro. Si trasferirono il primo a Viddalba, il secondo si trasferì a Valledoria, a Sedini e finalmente a Tergu.

    Sebastiano arrivò a Viddalba giovanissimo nel 1923 e nel 1928, quando era già conosciuto nella zona come un buon artigiano laborioso, puntuale e svelto, si unì in matrimonio con Giovanna Maria Spano nativa di Giuncana, allora frazione di Bortigiadas e al momento dimorante a Viddalba per questioni di lavoro. Della numerosa famiglia di Sebastiano due dei figli, Tommaso e Pasquale Andrea, continuarono la professione. 

    La lavorazione del ferro

    Negli anni sessanta con questi ultimi si ebbe la trasformazione dell’attività. Nella metà del secolo ventesimo, seguendo l’evolversi della società, si è passati da una produzione di mezzi tipicamente agricola alla lavorazione del ferro battuto, producendo porte, finestre, ringhiere e scale in ferro.

    A venti anni Tommaso, quasi presago dell’evolversi dell’attività, con l’invito di Saba, un artigiano di Ozieri, si trasferisce in questo centro per imparare a saldare. Qui nello spazio di tempo di alcuni mesi il giovane impara bene l’arte del saldatore e di sistemare le biciclette. A Viddalba non è ancora arrivata l’energia elettrica per cui si deve saldare con la fiamma ossidrica prodotta dal carburo e ossigeno. Mentre il padre Sebastiano continua a lavorare il ferro col metodo di sempre e per le esigenze di sempre, Tommaso e Pasquale Andrea inseriscono nell’antica professione le nuove esigenze. Per anni ancora si sente dalla mattina presto fino alla sera tardi il tintinnio del martello sull’incudine e sul ferro incandescente come una musica con i ritmi propri. Chi era abituato a quella musica, dal battito del martello distingueva bene cosa stava elaborando quell’uomo minuscolo e nerbuto accompagnato dai figli che aprivano alle nuove esigenze. Per oltre un decennio si sarebbe continuato a modellare il ferro per ricavarne porte, finestre, ringhiere, inferriate e, finché circolavano buoi e cavalli utilizzati nella campagna, i ferri per difendere i loro zoccoli.

  • L’alluminio

    La lavorazione dell’alluminio nella zona della Bassa Valle del Coghinas risale agli anni settanta per merito dei fabbri fratelli Cossu di Viddalba. Questi hanno una esperienza secolare della lavorazione del ferro, prima come fabbri ferrai poi come artigiani nella realizzazione di infissi, scale e ringhiere. Affacciandosi la possibilità della lavorazione dell’alluminio, i fratelli Tommaso e Pasquale Andrea Cossu sono i primi a mettere in commercio il nuovo prodotto. In merito esisteva qualcosa a Tempio e forse a Castelsardo ma niente nella Bassa Valle.

    La ditta Alco-Anodal non spreca molte parole per convincere i due che si potrebbe sperimentare anche in questa zona l’alluminio e fornisce loro il materiale importandolo direttamente da Pietrasanta in Toscana. I fratelli ne sono convinti tuttavia rimane una incognita: il nuovo prodotto sarà accettato dall’utenza abituata oramai alla solidità del ferro e alla bellezza del legno? E’ vero che l’alluminio non richiede manutenzione e la lavorazione è più celere rispetto al ferro e al legno ma è anche vero che in commercio non c’è grande scelta di colore e di forma. Il legno ubbidisce alle esigenze dell’artigiano, con l’alluminio ci si deve accontentare delle poche forme e dei due colori a disposizione. Nonostante ciò non passa molto tempo e l’alluminio sostituisce quasi al completo il ferro e per l’esterno degli edifici anche il legno. Con il coraggio dei giovani e la mancanza assoluta di mezzi i due intraprendono il nuovo cammino. Li incoraggia un prestito della Regione Sarda di lire dieci milioni di cui tre milioni a fondo perduto. Non è facile restituire sette milioni in quindici anni da un’ opera che non si conosce il futuro. Si lavora a pieno ritmo per programmare la vita e restituire il prestito. All’entusiasmo e alle speranze di un futuro sicuramente migliore si oppone, oltre alla scarsità di mezzi anche la ristrettezza logistica. In precedenza si era ampliato il laboratorio ma anche questo ora si presenta piccolo e angusto. Occorre un ambiente più spazioso e idoneo. Le macchine che occorrono per la lavorazione dell’alluminio non si possono paragonare con l’incudine e la forgia necessarie al ferro. Tuttavia non si può pensare ad un ambiente più spazioso e idoneo senza aver estinto il prestito e prima che sia sicuro e abbondante il lavoro. Inoltre, finché non si è affermato il nuovo prodotto non si può abbandonare il ferro e i due pionieri devono lavorare in ristrettezza e con fatica.
    Si lavora i due metalli senza posa, assumendo nuovi operai. Nel frattempo entrano in commercio per l’alluminio grande varietà di colori che imitano alla perfezione la legna e la possibilità di centinare in diversi modi anche l’alluminio. Subito la nuova lavorazione si afferma nella zona, obbligando Tommaso e Pasquale Andrea a fare una scelta: lavorare l’alluminio e abbandonare una tradizione secolare oppure abbracciare il nuovo stile lavorativo con il rischio che comporta una nuova avventura.

    Da decenni i due fratelli conoscono bene la fatica dell’incudine e del martello con il loro ritmo nel tintinnio della battitura. Il calore della forgi non solo estivo ma anche invernale è penetrato nella pelle, il lavoro agricolo non più quello dei padri e si sente la necessità di una occupazione meno dura. Optano per l’alluminio. La scelta richiede uno studio nuovo del prodotto, una maggiore attenzione nel porre in atto le varie parti dell’infisso. Tagliare la verga dell’ alluminio richiede misura certa, pena l’inutilità della verga, questa non si può saldare e i fori errati rimangono e le serrature rimangono senza possibilità di aggiustamenti. Per tutto questo era più facile il ferro. L’applicazione non spaventa i fratelli Cossu. La ditta è oramai conosciuta nella provincia e apprezzata ovunque arriva il suo prodotto. Urge un nuovo laboratorio. Negli anni novanta si realizza a Viddalba un ambiente di 400 mq in via San Leonardo 26. Qui si può lavorare comodamente con uno spazio proprio per ogni operaio. Agli inizi del nuovo secolo Tommaso, oramai avanti negli anni passa il testimone al figlio Giovanni Andrea che, insieme a Pasquale Andrea porta avanti la lavorazione già divenuta tradizione. Ora il loro prodotto viene portato in tutta la Sardegna e nella Corsica con successo. Si soddisfano tutte le esigenze del cliente proponendo ogni tipo di innovazione in materia.

  • Passaggio da fabbro ferraio ad artigiano dell’alluminio

    Non avendo la possibilità di andare oltre nel tempo facciamo risalire la dinastia del Cossu Fabbri agli inizi del 1800 a Bortigiadas. Qui esercitano la professione di fabbri in molti fra i quali Andrea Cossu che possiamo collocare presumibilmente verso il 1807. Tutti svolgono la loro attività in piccole case e nel piazzale del laboratorio senza alcuna pretesa se non quella di soddisfare i clienti e di non far mancare il necessario alla propria famiglia. Nella metà dell’800 Sebastiano, figlio di Andrea, sposò Stefania Achenza di Santa Maria Coghinas, trasferendosi questa a Bortigiadas nel borgo del marito, come era consuetudine a quei tempi. La coppia ebbe cinque figli dei quali due morirono in tenera età. I sopravissuti sono Giovanni Martino, Andrea e Giovanni Maria. Anche Sebastiano morì giovane, lasciando i figli ancora bambini. Andrea andò a vivere col nonno paterno dal quale imparò la professione di fabbro ferraio. In seguito tutta la famiglia si trasferì a Santa Maria Coghinas dai familiari della signora Stefania. Qui Andrea formò la sua famiglia e impiantò il suo laboratorio, divenendo uno dei fabbri più apprezzati. Come i suoi padre anche Andrea si premura di tramandare la dura professione ai figli Sebastiano e Leonardo. L’utenza del centro di Santa Maria Coghinas diviene pian piano insufficiente per l’attività dei tre e i due figli dovettero cercare altrove il lavoro. Si trasferirono il primo a Viddalba, il secondo a Valledoria, a Sedini e in fine a Tergu. Sebastiano arrivò a Viddalba nel 1923 dove viveva un suo zio. Nel 1928, quando era già conosciuto nella zona come buon artigiano laborioso, puntuale e svelto, si unì in matrimonio con Giovanna Maria Spanu di Giuncana, allora frazione di Bortigiadas e al momento dimorante a Viddalba per questione di lavoro. Dalla numerosa famiglia di Sebastiano due dei figli, Tommaso e Pasquale Andrea, continuarono la professione.

    Poche o inesistenti erano allora le attività culturali e la possibilità di studiare, specie nelle famiglie numerose come in quel periodo erano tutte, per cui si doveva lavorare sin da bambini. Negli anni sessanta la società civile, economica e lavorativa ebbe una svolta decisiva. Nella Sardegna si ebbero i vari impianti industriali a Porto Torres al nord, a Ottana al centro e a Portovesme al sud. Tutti portarono alla popolazione sarda un benessere economico ma anche uno sconvolgimento vocazionale, spostando l’asse della vita dall’agricoltura e pastorizia al settore dell’industria di cui il popolo sardo era completamente digiuno e tuttora fatica ad abituarsi. Nello stesso periodo si affacciò nella Sardegna il turismo con la nascita della Costa Smeralda e la scoperta di tutta la costa sarda.

    La zona della Bassa Valle del Coghinas è fortemente influenzata dall’industria di Porto Torres con il conseguente abbandono dei campi e il miraggio di un guadagno migliore e sicuro. Il risultato è che per il fabbro ferraio si verifica un repentino calo di lavoro.

  • Possiamo fornire:

    • Porte e finestre di qualunque misura, colore e forma
    • Porte e finestre scorrevoli
    • Porte e finestre con apertura tradizionale o anta-ribalta
    • Porte blindate
    • Infissi solo alluminio
    • Infissi alluminio–legno e legno–alluminio
    • Verande e persiane
    • Ringhiere
    • Zanzariere di qualsiasi forma, misura e colore